Tempaccio.
Il vento è insopportabile, freddo e ansiogeno. Fischia forte, piega
le canne e le cime degli alberi, l'innervosisce. Si fa notare, il
vento, anche se lei fa finta di niente. Ed è speciale nell'ignorare, lei.
Quello che non sa, che non vede o che ignora, non esiste.
Così sogna. Sempre lo stesso sogno, notti e notti di seguito, cambia solo l'intorno. Ci sono tutti e due, i più vicini al suo cuore. Lei è viva e le dice che è malata. “Passerà, vedrai che presto starai bene.” Ma sa che no, lo sanno tutte e due. Non ha un bel colore, è grigiastra, anche nel sogno. Lui sì è bellissimo, ma resta in disparte. Non interviene. È solo bellissimo. E neutro.
Forse
lei si è reincarnata proprio adesso, di certo il vento le dà
fastidio, la fa volare via. E il suo posto è là, nell'aria, sopra
la pineta.
Non pensa al passato. I suoi ricordi sono del tutto involontari, si presentano e non li elabora né li sollecita, non li trattiene. Ieri e oggi, sullo stesso piano. E il domani. Per questo sogna tanto ogni notte.
Pensa
per un attimo a un'altra amica, che vive nel passato, che non riesce
a staccarsi dalla sua infanzia. È malata di nostalgia. Lo trova
terribile, un modo per non vivere.
È che anche nei sogni, siamo tutti così tremendamente soli.
È che anche nei sogni, siamo tutti così tremendamente soli.
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