domenica 11 marzo 2012

Nudo di spalle

Il quadro a olio era un nudo di spalle, androgino, vagamente diavolesco e subdolo sia nella posizione che nella non dichiarata definizione del sesso. Le mani morbide, quasi lievitanti da braccia muscolose e disegnate con tratto fermo e michelangiolesco, avevano unghie appuntite, mefistofeliche e si protendevano in una posizione che poteva essere d’offerta o di richiesta, indifferentemente.
Il sedere era troppo tondo per essere maschio. L’anca s’incurvava scaricando il peso del corpo sulla gamba sinistra che scompariva dietro a quella in primo piano e lo sbilanciamento creava una torsione, un’inclinazione vezzosa che smentiva la prestanza delle spalle, la forza del collo e la sfericità della testa, totalmente senza capelli, da sala d’anatomia.
Era un dipinto inquietante per la chiarezza della sfida e il dualismo dell’immagine. I lineamenti e una parvenza di sguardo erano negati dal volgere della testa verso lo scuro abissale del fondo, nel quale la figura si integrava e si staccava, come se al di là ci fosse un orizzonte diverso, una visione misteriosa per la quale convenisse dare le spalle all’osservatore.
Il dubbio del pennello aveva creato con chiaroscuri una specie di canottiera, che denudava invece di coprire e che sembrava generata dalla pelle stessa, tanto era impossibile stabilire la benché minima linea di demarcazione fra il corpo e la stoffa, che s'immaginava impalpabile e viva.

Quel quadro emblematico, l'aveva sempre affascinata, perché identificava i nodi della sua esistenza e faceva emergere le sue angosce. Pensava che anche da quella testa da tavolo di anatomia, così come dalla sua, potesse realmente scaturire il pensiero di dare le spalle alla realtà e lasciarsi inghiottire dal buio definitivo del fondo.
Ma poi si rese conto che quel nudo aveva anche un non so che di beffardo, notò come l’ancheggiare fosse irritante, il neo sulla guancia provocatorio e l'ambiguità del sesso sconveniente.

E fu lei a girargli le spalle. 

Nessun commento:

Posta un commento