domenica 16 dicembre 2012

Interno dentro

Ho bisogno di avere qualcuno
a cui pensare per sentirmi in salvo
e di mettere da parte i momenti
belli _ dolci come le dita di una madre _
per quando tutto finisce
e più niente sembra avere importanza.

Non voglio ricordare ma non so
dimenticare. Faccio accordi coi giorni,
e rido di me come in un pianto.

Abito luoghi immaginati
[donna in solitudine_slegata_errante] 
nascosta in un libro
dove il gatto spigrisce secoli di storia,
rabbrividisco malinconie
mentre l'inverno rabbioso, stringe.
.

lunedì 12 novembre 2012

Notturno

Di notte le città si muovono
e gli alberi scendono
i gradini delle chiese
in fila indiana di toporagno
trascinandosi dietro i lamenti
delle case, la pena senza sbadigli
dietro alle finestre.
.
Impigliata nelle insegne
la solitudine come un esilio
gesticola nei vicoli
e consegna ad ogni porta
un altro giorno
che ansima nell'alba
la fatica del vivere.

.

domenica 11 novembre 2012

Lungo il sentiero assiepato

Tu vivi qui, in fondo al viale
dietro alla siepe dove mio padre
nascondeva il suo malamore
e i miei quattro fratelli lustravano
sui rami, le loro piume di maschi
per il tempo dei desideri.

Mia madre aveva un grande cappello
calato sugli sguardi
e piedi troppo piccoli per fuggire.
Io, per gioco, lievitavo pane sollevando
nuvole bianche di farina sui miei seni.
Tra noi e la siepe, tre spighe di grano.

Tu vivi qui, in fondo al viale, chiuso
nella tua ombra che non cambia direzione.
Hai calpestato il nostro odore
che ancora io cerco dappertutto
e seppellisco matite fra i sassi aspettando
che germoglino parole.

venerdì 26 ottobre 2012

La ragazza che suonava il pianoforte

La ragazza che suonava
il pianoforte
nascose le sue mani
piene di note
in un cespuglio di rovi
e scosse i suoi occhi
al vento di Maestro
che odorava di sale.
Quando cercò
con le nocche graffiate
di seppellire uomini di mais
la ragazza riconobbe
in un seme la spiga
e fu stupore.
E le note,
tutte le note
rotolarono
fra le zolle dure della terra
e diventarono bisbigli
e i tordi dal canneto
levarono alti gridi
oltre i tetti
i muri
l'alloro
e gli uomini di mais
con sguardi bianchi di dei
sfuggirono
alla loro sepoltura.

E le sue dita prensili sul nero dei diesis. 

.

* uomini di mais, da una leggenda Maya.

Il barbone di via Ugo Bassi

I sassi nelle sue tasche hanno suono bianco di confetti e avvolta
nella carta del pane ha la pietra filosofale e la sua strana fantasia.

Quando gli uomini si sono coperti 
di squame, ha avuto paura dei loro piccoli
gelidi occhi di lucertola ed è fuggito per i vicoli 
inseguito dai fiati che ingoiano il suo nome.
Disgusto di sudore e miseria nei suoi stracci.
Odore di brace e bucce d’arancia.

Soffocato d’assenza d’ascolto
divorato da una misteriosa follia
ha chiuso gli occhi per non esserci più.
Aggrappato al suo buio
frantuma rumori, vede il silenzio dei platani
e il canto dei merli. E tutto gli appartiene.

Quando il tramonto si distrugge
nel buio, in un angolo sporco di via Ugo Bassi
nel freddo di labbra spaccate
si ferma, esausto di fuga
e s'addormenta spalancando gli occhi
per vendicarsi della luce.

Poi sparisce in una macchia d’umido nel muro sconnesso.

*

mercoledì 24 ottobre 2012

Io ti sposo ogni giorno

Io ti sposo ogni giorno
quando la tua voce incontra
i miei mattini, nell'alba
che esce dallo stagno e accende
ombre e gracidio di rane.

Un braccio intorno al tempo
e l'altro a trattenerti
e in una vecchia custodia
di violino le parole
che non fermano il tuo passo.

Io so dove non sei
so i tuoi silenzi, e nel buio
che preme sul mio giorno
ti cerco anima e sesso
e tu mi chiami sposa.

Non sono stata mai più bella di così
così disposta a tutto,
anche a svegliarmi.

martedì 16 ottobre 2012

Pianoforte nella nebbia

Hai suonato così forte
in quei giorni diversi
che non ti è bastato il cuore
e l'hai nascosto in un tronco cavo
con le tue mani chiuse come pigne
nel senso d'abbandono della resa.
.
E io ti cerco negli spazi
fra le note, fonde di lacrime,
dove nascondi la malinconia
dei sogni dismessi
e questo rauco guardarti dentro
che non scioglie enigmi.

Nei tuoi accordi tremo il buio
e il suono chiaro della nebbia
rinchiusa nei recinti.
E le tue mani sanno 
l'inclemenza dei giorni
il nascondiglio dello scoiattolo

e lo stupore della margherita.

*

lunedì 15 ottobre 2012

Effetto autunno fondo

Si ferma _ Si ferma il giorno, la rondine,
il battere del sole sulla foglia,
la mano nell'aria _ Si ferma.
Si ferma la notte
che inganna la pena del vivere
e della vana saggezza delle scelte
racconta il dolore _ Si ferma.
Si ferma la voce nel labbro che stringe
parole che non ripeteremo.

Resta solo il fragore delle domande
e questo settembre che indietreggia
nel coraggio dell'autunno.

*

giovedì 11 ottobre 2012

Con los ojos vendados

Quando c'è troppa luce
me voy con los ojos vendados
mi cerco nel profondo di un rio
sottoterra, tacendo
segreti di poco conto
vecchi al di là del tempo.

((La vita è un volo di storni, l'amore un uccello che morde i tuoi passi
a volte un passero ucciso tra i rovi che scava la notte col becco.))

Y cuando te hecho de menos
mi fermo, mi scosto di un nulla da me
e cerco i tuoi voli tra i sogni
del canneto, nel punto perfetto
dove s'incontrano
le ali dei poeti e l'anima delle donne.

*

domenica 7 ottobre 2012

La rivolta dei sans papier

Taglia quella catena che inceppa 
mughetti ai fili spinati
fino a che il vento
ti porti via il cappello
naufragandolo sulle rotte dei tonni.
Sfilacciati, sconnessi , osano
pezzi e resti dei miei ideali
appesi allo stesso recinto, accanto a te
(nomade che guardi le stelle dall'alto)
mentre si chiudono le ali di anatre
bianche, a testa in giù.

Ma adesso è il gelo di polsi legati
di voci che spostano fumo
caviglie di traverso
a scansare ingiustizie.
E resta, nelle reti a raccolta, odore di muffa
e cantina e il cuore grande dei puri.

Ed è tutto così difficile, figlio, come spiegare Dio.

.

Nessuna precedente intesa

Non serve la lingua per avere voce
neanche adesso
che ti percorro in filari di suoni
finché diventiamo onde
nel mare immenso di un miraggio.
Tu asciughi con le labbra
la mia impronta
ma resta in bilico sul ventre 
la fuga lenta dei polpastrelli
a spartire le dita.

Fuori c'è un'aria densa di novene
nel vento che sgemma i rami d'aprile.
Sul cuscino il senso incauto
del mio appartenerti.

E il tempo si stacca e ci dorme accanto.

.

Mio nonno aveva un occhio solo

Al quarto pioppo il sentiero svolta
all'aia, sotto il fico
i vecchi si raccontano ieri
coi gomiti sul tavolo e il tresette.
Tra il fumo del toscano e la cima
dell'albero c'è un'innocenza primitiva
stanca di giorni e d'imbrogli.

(Anche mio nonno francese fumava
il sigaro. Aveva un occhio solo, azzurro.
L'altro lo lasciò in una guerra
che vide solo a mezzo.
Ma quell'unico occhio prendeva
tutto il cielo e le gonne
gonfie di voglie delle ragazze).

Così, a dirla col vino, la vita sembra
meno dura. Tra un sorso e l'altro
si scordano torti e rimorsi
l'inutile noia della vecchiezza
e si nasconde la paura dietro alle foglie
quando un bicchiere si rovescia
e una sedia resta vuota.

La vita è quest'antico silenzio d'api
che ronzano il frutto,
è attesa immobile del rosso spaccato della polpa.
Ogni tanto, dal bosco, si sentono spari
il fagiano non sa che ogni volo è un addio.

.

venerdì 5 ottobre 2012

Il Principe

Come un dio guerriero
si faceva guidare dalle stelle
e dal vento, seguiva gli odori della terra
e portava a tracolla l'amore
e i segreti raccolti sui cigli, come fiori.
Ma una notte
perse la luna la strada e il cavallo
confuse il volo dell'airone
col soffio del serpente
e inciampò nel suo pianto.
Cadde in ginocchio nel buio
dove la felce si disfa
dove i rami invadono le stelle
e tremò nel cuore.
Si ruppe l'incantesimo,
d'improvviso
l'amore si fece piccolo e leggero
i sogni smisero di respirare
e quando ristagnò nell'ultimo silenzio
il bosco lo inghiottì

e tornò rospo.

*

martedì 11 settembre 2012

Il poeta

Si ascoltava parecchio
si ascoltava pensare perché
era di poche parole a voce bassa
nelle sue poesie.
Credeva d'aver dato molto
ma quando l'amore vacillò
si strinse nelle spalle, lo lasciò andare.
No tengas pena, lei pensò,
fa male quell'ordine stretto
di cose negate
ci vuole coraggio per stare da soli.
La parola non è mai innocente
neanche quella dei poeti.

.

venerdì 7 settembre 2012

Facciamo che eravamo

Ecco, facciamo che eravamo
nel maggio dei gerani
e che ti aspettavo nei soliti gesti
e ridevamo
e c'era cielo per guardare in alto.
E poi, facciamo che tu
non eri morta
_ lo sai, ci casco ancora _
e che non ero io, faccia al muro
in questo gioco balordo,
a voltarmi di colpo
e non trovarti più.

Un due tre... stella!

.

E tu sei già cespuglio

Ho messo in fila tutti gli dei chiamandoli
per nome, con questa _ mia _ calma _ feroce.
Ora
stanno sulla tua tomba
e
io faccio la conta.
Fra
me e la fossa aperta il tumulo di terra
cruda e una rossa ruspa cingolata
lasciata
(di cerimonia senza maestro)
come
a dividere i vivi dai morti
come
ad arginare la paura.

 
Il giorno è chiaro oggi, però
mi
scuote dentro.
Non
voglio andare via
e
gli altri se ne vanno che oltre
il
muro e i cipressi c'è la vita.
E
tu sei già cespuglio, volo, terra
e
un brindisi a novembre.

Non
è facile sopportare l'abbandono
e
abbandonare.
Non
è facile riempire la tua fossa
e
poi lasciarti andare
con
lo sguardo sospeso sul tuo nome
sperando
che il vivere, in fondo,
non
sia l'ultimo passo.

 
Così rimango qui, ferma ai dettagli,
seduta sulla tomba della Tosca, sconosciuta.

E
nel momento in cui l'anima quieta,
tutti
gli dei mi girano le spalle
e se ne vanno in fila, e io

 a muso duro, non ho niente da dire.