venerdì 26 ottobre 2012

Il barbone di via Ugo Bassi

I sassi nelle sue tasche hanno suono bianco di confetti e avvolta
nella carta del pane ha la pietra filosofale e la sua strana fantasia.

Quando gli uomini si sono coperti 
di squame, ha avuto paura dei loro piccoli
gelidi occhi di lucertola ed è fuggito per i vicoli 
inseguito dai fiati che ingoiano il suo nome.
Disgusto di sudore e miseria nei suoi stracci.
Odore di brace e bucce d’arancia.

Soffocato d’assenza d’ascolto
divorato da una misteriosa follia
ha chiuso gli occhi per non esserci più.
Aggrappato al suo buio
frantuma rumori, vede il silenzio dei platani
e il canto dei merli. E tutto gli appartiene.

Quando il tramonto si distrugge
nel buio, in un angolo sporco di via Ugo Bassi
nel freddo di labbra spaccate
si ferma, esausto di fuga
e s'addormenta spalancando gli occhi
per vendicarsi della luce.

Poi sparisce in una macchia d’umido nel muro sconnesso.

*

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