I
sassi nelle sue tasche hanno suono bianco di confetti e avvolta
nella
carta del pane ha la pietra filosofale e la sua strana fantasia.
Quando
gli uomini si
sono coperti
di squame, ha avuto paura dei loro piccoli
di squame, ha avuto paura dei loro piccoli
gelidi
occhi di lucertola ed
è fuggito per i vicoli
inseguito dai fiati che ingoiano il suo nome.
inseguito dai fiati che ingoiano il suo nome.
Disgusto
di sudore e miseria nei
suoi stracci.
Odore
di brace e bucce d’arancia.
Soffocato
d’assenza d’ascolto
divorato
da una misteriosa follia
ha
chiuso gli occhi per non esserci più.
Aggrappato
al suo buio
frantuma
rumori, vede il silenzio dei platani
e
il canto dei merli. E tutto gli appartiene.
Quando
il tramonto si distrugge
nel
buio, in un angolo sporco di via Ugo Bassi
nel
freddo di labbra spaccate
si
ferma, esausto di fuga
e
s'addormenta spalancando gli occhi
per
vendicarsi della luce.
Poi
sparisce in una macchia d’umido nel muro sconnesso.
*
Nessun commento:
Posta un commento