Se
una notte d’estate un poeta
entrasse nel
mio campo di girasoli
quando
la luna s’allarga
e
gli uccelli s’acquietano
quando,
smesse le penne, il pavone
nel
buio diventa vulnerabile e muto
e
il dolore travestito da sorrisi
diventa
lacrime
mi
vedrebbe distesa nell’erba
avvolta
nella mia storia come in un tralcio
di glicine che stritola piano e profuma,
di glicine che stritola piano e profuma,
a
scalciare nell’aria orme di parole
non
dette, d’amori non accolti.
Troverebbe
il mio cuore annegato
nello
stagno e i miei occhi sbarrati
sulle
stelle aguzze.
.
.
la poesia è l'esperanto dell'anima
RispondiEliminane sono più convinta che mai.
cb